Economia circolare, alla 5° conferenza nazionale la presentazione della prima indagine Legacoop-Ipsos sulle scelte dei consumatori

“Nonostante cresca la propensione al riuso, riciclo e riutilizzo degli imballaggi, gli italiani sono preoccupati per la sicurezza di quelli a contatto con gli alimenti. Inoltre, soprattutto tra i soggetti socialmente più fragili, molti sono particolarmente orientati alla proprietà dei beni e ritengono di vivere in una società non abituata al riuso. Sono evidenze che rendono necessario modificare la proposta di Regolamento europeo sugli imballaggi ed i rifiuti da imballaggi che, pur in linea con la gerarchia dei rifiuti, non tiene conto delle differenze tra i vari paesi europei. C’è bisogno di maggiore flessibilità e più tempo per consentire ai consumatori di adattare i propri stili di vita alle indicazioni, e agli stati membri di modificare il sistema imprenditoriale. Non si possono ignorare, in particolare, le criticità per il nostro settore agroalimentare ed ortofrutticolo, che rischia di essere penalizzat,o soprattutto sul fronte delle esportazioni”.

A dirlo è Simone Gamberini, presidente di Legacoop, commentando alcuni dati dello studio “Le scelte dei consumatori sull’economia circolare” (SCARICABILE A QUESTO LINK E IN ALLEGATO), la prima indagine sul tema in Italia, realizzata da Legacoop in collaborazione con la Fondazione Sviluppo Sostenibile e Ipsos, utilizzando come griglia di riferimento l’“Enabling consumer choices for a circular economy” dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. La ricerca è stata presentata in occasione della Quinta Conferenza Nazionale sull’Economia circolare, promossa dal CEN, Circular Economy Network e che si è svolta oggi, 16 maggio, a Roma.

La partecipazione di Legacoop all’evento si inquadra nell’impegno che l’organizzazione ha dedicato, in questi anni, ad una strategia complessiva, che prevede anche strumenti di supporto economico alle imprese più sostenibili, centrata su una politica di promozione della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare, dotandosi di strumenti per misurare l’attenzione delle cooperative su queste tematiche. Oltre ai bilanci di sostenibilità di Legacoop e del fondo mutualistico Coopfond, nel 2021 è stato redatto il “Primo rapporto rifiuti speciali sulle imprese aderenti a Legacoop”, che evidenzia come le cooperative siano più virtuose e “circolari” nella gestione dei rifiuti speciali rispetto alla media del paese ed è stato lanciato il progetto “Climate circular coop”, in collaborazione con le Università di Ferrara e Roma Tre.

L’economia circolare è un tema centrale per il sistema produttivo e la politica industriale nazionale, vista anche la situazione geopolitica, del commercio internazionale e delle catene globali del valore. “Aumentare indipendenza ed autonomia a livello europeo”, sottolinea Gamberini, “diventa fondamentale per le nostre imprese. In questo contesto risulta strategico ridurre, anche solo parzialmente, tramite l’economia circolare, la dipendenza dall’estero per le materie prime”.

Un tema decisivo, per Legacoop, è quello dell’attenzione al ruolo dei cittadini e dei consumatori, soprattutto dopo l’inserimento del tema della sostenibilità ambientale nella Costituzione italiana.

“L’indagine che abbiamo realizzato in collaborazione con la Fondazione sviluppo sostenibile ed Ipsos”, rimarca il Presidente di Legacoop, “mostra chiaramente che a fronte della disponibilità dei cittadini ad avviare azioni circolari, sono tante le barriere che frenano questa spinta. Condividiamo, quindi, la proposta del CEN di definire e pubblicare un programma nazionale di educazione e comunicazione sui modelli circolari di consumo consapevole, così come quella di adottare un programma nazionale per il consumo sostenibile e circolare, previsto dalla Strategia nazionale, previa istituzione e consultazione di un forum di stakeholders. Affinché questo programma sia il più capillare possibile, noi mettiamo a disposizione la nostra rete associativa, che può contare su più di 7 milioni di cooperatori, soci delle cooperative di consumo, di servizi, industriali, di abitanti, agricole e sociali”.

Per Legacoop è necessario, soprattutto, come sostenuto nel rapporto del CEN, promuovere con misure fiscali e con incentivi economici, oltre che con una riforma della normativa, le attività di sharing, di leasing e di noleggio. “In questo senso”, conclude Gamberini, “riteniamo che sia fondamentale puntare sulla condivisione e collaborazione, promuovendo la nascita di comunità circolari che, come nel caso delle comunità energetiche rinnovabili, favoriscano azioni circolari a KM zero, coinvolgendo cittadini, imprese ed istituzioni, in forma cooperativa”. Senza trascurare l’opportunità di introdurre una defiscalizzazione per il contenuto di riciclato negli imballaggi.

L’indagine realizzata da CEN e Legacoop in collaborazione con IPSOS, su un campione rappresentativo di cittadini, è stata illustrata da Mattia Granata, Centro studi Legacoop, con Simone Gamberini, presidente Legacoop e Marco Frey, Professore ordinario di Economia e gestione delle imprese, Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa.

Hanno partecipato all’evento, in rappresenza di Legacoop Produzione e Servizi, il Direttore Andrea Laguardia e la Responsabile del Settore Industriale Francesca Montalti.

 

Di seguito i risultati del sondaggio.

Gli italiani sposano l’economia circolare: c’è fiducia e desiderio di riuso…

Negli ultimi 3 anni quasi un italiano su 2 (il 45% degli intervistati) ha acquistato un prodotto usato e uno su 3 (il 36% del campione) un prodotto ricondizionato o rigenerato.

Quali sono le modalità preferite? Leasing (63%), noleggio (63%) e sharing (50%) vengono utilizzati soprattutto per auto e moto; l’acquisto dell’usato per abbigliamento e accessori (37%); l’usato rigenerato riguarda prodotti tech (66%); l’acquisto di prodotti nuovi con leggeri difetti è per gli elettrodomestici (39%).

Ma…

Per il 32% delle persone viviamo in una società poco abituata al riuso, per il 28% le persone preferiscono avere sempre l’ultimo modello uscito sul mercato. Questi i due principali limiti alla diffusione dei prodotti usati ricondizionati o rigenerati.

L’acquisto di beni, prodotti e servizi è ritenuto più costoso ma anche quello più semplice da utilizzare, mentre lo sharing è considerato dal 34% delle persone intervistate quello che porta più vantaggi ambientali.

Rispetto al nuovo, il prodotto usato rigenerato o ricondizionato è considerato meno duraturo dal 46% del campione, meno affidabile dal 36%, meno facile da trovare dal 31% delle persone coinvolte nel sondaggio.

Nelle decisioni di acquisto, gli italiani sono attenti a considerare la durata del prodotto (87%), il fatto che sia riparabile (83%), riciclabile (81%) e sono influenzati dalle recensioni di altri consumatori (il 79%). Tendono a fidarsi delle comunicazioni pubblicitarie sulla sostenibilità.

Tra le iniziative per incentivare un approccio più circolare: riduzione dei prezzi (86%); incentivi economici sui prodotti usati/ricondizionati/rigenerati (84%); più informazioni sulla loro affidabilità (85%).

Le scelte dei giovani

Leasing, noleggio e sharing sono utilizzati più della media (+ 10-11%) dalla fascia di popolazione di età compresa tra i 18 e i 30 anni.

Gli under 30, però, sono i più scettici circa le proposte per incentivare un approccio più circolare alle scelte d’acquisto. Hanno poca fiducia nella capacità di migliorare la governance del settore. 

Il packaging: per 8 italiani su 10 è importante ridurre gli imballaggi.

Oltre 80% delle persone intervistate ritiene che ridurre il packaging sia importante. Inoltre, per l’84% degli italiani, è molto o abbastanza importante che l’imballaggio sia realizzato con materiale riciclabile. L’83% reputa molto o abbastanza importante che sia riutilizzabile più volte e realizzato con materiali riutilizzabili in maniera ecologica, consentendo una riduzione dei consumi di acqua, energia e altre risorse.

La dicitura più credibile sugli imballaggi, per l’85% delle persone, è “realizzato con materiale riciclato”, quella meno credibile (75% del campione) “riutilizzabile più volte, indipendentemente dal materiale con cui è realizzato”. La dicitura “realizzato con materiale riciclato, che garantisce la sicurezza del contatto con alimenti e bevande” è molto o abbastanza credibile per 4 italiani su 5.

Stile di vita e di consumi

Per 8 italiani su 10 (più precisamente per l’81% degli intervistati) “nella società di oggi siamo troppo abituati a collegare il benessere alla quantità di nuovi beni acquisiti, invece che alla maggiore cura dei beni che utilizziamo”.

Quali sono altri limiti al riuso? Le riparazioni non vengono effettuate perché sono troppo costose. Inoltre, si ritiene che prodotti tech ed elettrodomestici non siano fatti per essere riparati, mentre arredamento e bici/monopattini non vengono riparati perché mancano le professionalità. Auto e moto perché i tempi sono troppo lunghi.

Se un prodotto non funziona più, gli italiani cercano di ripararlo. Ciò accade nel 50% dei casi per quanto riguarda le auto. In alternativa, valutano se possono farne a meno: hanno risposto in questo modo il 20% degli intervistati per quanto riguarda l’abbigliamento e gli accessori. In merito ai prodotti tecnologici e ai grandi elettrodomestici non più funzionanti, il 14% delle persone cerca di sostituirli con un prodotto diverso ma che possa svolgere la stessa funzione.

Quando un prodotto non è più funzionante né riparabile, viene smaltito come rifiuto differenziato da 7 italiani su 10 e un italiano su 2 cerca di riutilizzarlo.

L’economia del dono

Quando un prodotto ancora funzionante non serve più, 6 italiani su 10 lo smaltiscono differenziandolo e ben 1 su 2 lo regala a qualcuno a cui potrebbe servire.

Nell’ultimo anno, infine, 9 italiani su 10 hanno contribuito a dare una seconda vita ai prodotti usati, in particolare donando a parenti o amici (38%) o vendendo online i propri prodotti (30%).

Il timore di essere truffati è però un elemento frenante sia nella vendita che nell’acquisto di beni usati: 29% e 49%, rispettivamente, degli intervistati ha espresso questa paura. Oltre a tale motivo, anche tempo e impegno richiesti sono considerati limiti alla vendita di prodotti usati (31%). La scarsa conoscenza del mercato e dei prezzi è un ulteriore disincentivo relativamente all’acquisto di prodotti usati per il 29% degli intervistati.

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17 Maggio 2023