Nella Gdo le serre hi-tech per i micro-ortaggi di Cefla

Imola, 27 febbraio 2020 – Una vetrina dove trovare microgreen, piccole piantine giovani da utilizzare per condire gli alimenti. L’italiana Cefla, attraverso la sua divisione Cefla Lighting, che si occupa di tecnologie per l’illuminazione, ha messo a punto una speciale serra di cui sono in grado di dotarsi anche i supermercati, per la vendita di questi prodotti. Una sorta di mobile-vetrina dove i microgreen nascono e crescono: sono a km0, non necessitano di fertilizzanti e pesticidi, vengono abbattuti i costi di trasporto e della filiera, la CO2 emessa è inferiore alla media, sono economici (0,90 – 1 euro). La tecnologia messa a punto da Cefla permette la crescita indoor di micro-ortaggi attraverso un sistema di irrigazione e illuminazione denominato “C-led”.

I micro-ortaggi si sviluppano grazie a lampade scientificamente testate per velocizzarne la crescita e consentire la maturazione dei frutti anche in inverno. “Il passaggio che abbiamo fatto – spiega Alessandro Pasini, managing director di Cefla Lighting – è stato quello di esportare il modello dalla serra idroponica, all’esterno. Tutto è partito da un articolo che abbiamo letto della Nasa sul cibo nello spazio, e ci siamo posti una sfida, quasi per gioco, di produrre le fragole in ufficio”.

La serra è stata sviluppata e ora è già attiva e disponibile per i ristoranti, per le scuole di cucina e per il mondi retail. Consuma come una vecchia lampadina incandescente, mentre il risparmio reale di acqua è del 95%. “Forniamo solo le lunghezze d’onda che servono alle piante per crescere, per questo c’è risparmio energetico – spiega Pasini – Inoltre, la vetrina è sostenibile anche a livello nutrizionale: le referenze contengono, per esempio, vitamine fino a 40 volte superiori rispetto ai normali ortaggi”.

A oggi sono 100 le varietà di microgreen proposte, tra cui ravanello, porro, coriandolo, piselli, senape, basilico e fiori edibili. “La nostra è una sorta di vending machine evoluta dove si posa una capsula in un substrato inerte dove sono appoggiati 20-40 semi. Si bagnano e crescono per massimo 15 giorni. Chi acquista la vaschetta con il microgreen, la porta a casa e con le forbici la taglia, per utilizzarla. Se non la finisce, la conserva in frigo o sul davanzale. Non diventerà mai un ortaggio tradizionale”. La vaschetta è di plastica trasparente o compostabile di cartone, dipende da vari fattori, tra cui il modo in cui viene bagnata – trattandosi di irrigazione flusso e riflusso, ci sono sempre 2-3 mm di acqua presenti – e come il cliente la può trasportare a casa. “Tutto il processo di crescita può avvenire nelle nuove serre hi-tech, oppure in un primo momento su una scaffalatura più grande e poi per gli ultimi 3 giorni in fase espositiva – commenta Pasini – ogni store si organizza a seconda degli spazi a disposizione”.

Per quanto riguarda la gdo, a oggi sono 3 gli ipermercati che adottano questa serra in Italia, mentre sono già più diffuse in Austria, Germiania e Libano, fa sapere Pasini.
“È ancora una referenza difficile perché o la si conosce, o la si deve spiegare, non è scontata. Potrebbe essere un sostituto del sale, permette di dare sapore. Dopo due anni abbiamo depositato il brevetto, notiamo che la domanda inizia a crescere. Soprattutto da parte di chi è attento a queste questioni, a un’alimentazione sostenibile”. In futuro, l’azienda vorrebbe estendere il proprio raggio d’azione alle vertical farming, a referenze adulte.

E in futuro potrebbero attecchire anche su altri prodotti, come gli ortaggi maturi, referenze “adulte”.

Fonte: Economia & Finanza di Repubblica

27 Febbraio 2020