Stop ai contratti pirata, l’Alleanza chiede di misurare la rappresentanza

Roma, 8 ottobre 2019 – Misurare la rappresentanza per porre un freno alla proliferazione di contratti pirata che producono fenomeni di dumping avviando un meccanismo di consultazione delle parti sociali ed un’indicazione precisa dei criteri da utilizzare. È questa, in sintesi, la valutazione espressa dai rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative in audizione, il primo ottobre, presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, sui disegni di legge 707 e 788 sulle norme in materia di rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali, nonché di delega al Governo in materia di collaborazione dei lavoratori alla gestione delle aziende.

I rappresentanti dell’Alleanza hanno ricordato che nell’archivio dei contratti nazionali di lavoro del CNEL risultano depositati 140 CCNL per il settore cooperativo. Di questi, solo 22 su 140 (il 16%) risultano sottoscritti da organizzazioni cooperative aderenti al CNEL, mentre 118 (l’84%) risultano sottoscritti da organizzazioni cooperative non aderenti al CNEL.

Una situazione che le associazioni promotrici dell’Alleanza (Confcooperative, Legacoop, Agci) affrontano da oltre 10 anni ottenendo, in accordo con i sindacati, una norma che impone l’applicazione, ai soci lavoratori, dei minimi contrattuali previsti dai contratti sottoscritti dalle parti sociali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Una previsione – è l’auspicio dell’Alleanza – che andrebbe estesa a tutti i lavoratori del settore cooperativo, non solo i soci.

I rappresentanti dell’Alleanza hanno espresso la propria perplessità sull’ipotesi, espressa nel DDl 788, di demandare la definizione di modalità e criteri per l’individuazione delle categorie e delle aree contrattuali ad un decreto attuativo del Ministero del Lavoro, senza prevedere un meccanismo di consultazione delle parti sociali interessate e una minima indicazione sui presupposti di fondo da utilizzare.

A tale proposito, i rappresentanti dell’Alleanza hanno affermato di essere favorevoli ad utilizzare gli indici previsti dall’art. 4 della legge 936/1986, per individuare le organizzazioni più rappresentative a livello nazionale (es. numero dei lavoratori occupati, numero delle imprese associate, articolazione settoriale/territoriale, accordi e CCNL sottoscritti), mentre hanno espresso forti perplessità rispetto all’utilizzo indiscriminato di un mero conteggio del numero complessivo di imprese associate, della loro diffusione territoriale e del relativo numero di occupati. “Per la misurazione comparativa della rappresentanza datoriale -hanno chiarito- riteniamo indispensabile, come previsto insieme a CGIL CISL e UIL nel nostro recente accordo interconfederale siglato il 12 dicembre 2018, tenere conto della tipologia e forma giuridica di impresa: nel nostro caso quella cooperativa, peraltro tutelata a livello costituzionale”. Caratteristica questa da preservare anche in una futura legge in materia di rappresentanza e rappresentatività.

Per quanto riguarda, infine, la delega al governo in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, i rappresentanti dell’Alleanza hanno ricordato la particolare sensibilità del mondo cooperativo su questo tema, in quanto un sistema di valori ispirato alla logica della partecipazione è insito nella disciplina/fattispecie stessa del socio-lavoratore, in particolare nelle cooperative di produzione e lavoro dove si viene a configurare una sorta di partecipazione di controllo da parte dei soci.

8 Ottobre 2019